domenica 6 dicembre 2009

Galateo

La cena, per chi fa il trasfertista di mestiere, è una parte fondamentale della giornata. Non tanto perchè arrivi a fine giornata con uno sbrano che ti mangeresti anche una coscia di Valeria Marini. Il motivo fondamentale consiste nel sedersi ad un tavolo, fermare i pensieri, immaginarti che i tuoi cari siano vicini a te e poi iniziare a ubriacarti. Bene, finisce qui il romanticismo e la finezza del racconto. Ora inizia la parte di grande mediocrità morale.

Bene, capita spesso di trovarsi in trasferta coi colleghi e questo dato comporta già un innalzamento esponenziale del grado di difficoltà a mantenere una certa educazione al tavolo. Ma procediamo con calma. Il primo passo consiste nella prenotazione del ristorante o bettola che sia, naturalmente dando un nome falso, preferibilmente di dodici o più caratteri alfanumerici per creare panico all'oste di turno. Fino alla porta di ingresso del locale ci comportiamo da Signori, vestiti discretamente, atteggiamenti elevati, insomma dei distinti uomini d'affari. Il problema è quando si entra. La prima mezzora passa con la discussione col maitre sul nome fasullo della prenotazione, 'inimicandocelo' definitivamente. Una volta seduti, scegliamo la combinazaione più svariata di antipasti o primi o secondi, creando così ordinazioni tutte diverse per la gioia del cuoco, che dovrà ordinare altri 12 set di pentole su MediaShopping. Ci guardano già male. Si parte a mangiare, con la delicatezza di un Galeazzi a digiuno da 20 minuti, facendo una 'caciara' notevole. Se il ristorante è rustico, si coglie la prima provocazione gratuita per lanciare oggetti contundenti, come olive ascolane, vongole, abbacchi, ai comensali più impertinenti. Verso metà cena arriva il momento clou: senza farlo apposta, immancabilmente, qualcuno rovescia il vino sul tavolo e sui pantaloni del suo dirimpettaio, il quale reagisce con una flebile bestemmia, naturalmente solo se nelle vicinanza ci sono prelati o simii. Si scivola così fino agli ammazzacaffè, accolti con concerti di rutti roboanti.

Infine, quando i camerieri, giustamente iracondi, ci girano intorno per invitarci all'uscita, chiediamo di dividere il conto facendoci 130 ricevute distinte. E' la fine.

La nota positiva è che al mondo ci sono tanti ristoranti, quella negativa è che nella metà di essi non possiamo già più varcare la soglia dell'ingresso.

Mi aspetta una vita di Take Away.

7 commenti:

  1. Fai come me: licenziati e premurati di avviarti verso una carriera lavorativa dove non siano possibili trasferte, e, già che ci sei, grazie alla quale non ti sia possibile superare il prezzo di pasti a base di craeckers del discount con sopra un fine velo di concentrato di pomodoro del discount, consumati tra le mura domestiche.

    Ciò risolverà definitvamente i tuoi problemi con qualsivoglia ristoratore.

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  2. Questo tuo 'risolvere il problema alla radice' mi piace assai.

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  3. il commento di cui sopra è mio: non mi è riuscita la firma.

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  4. niente, non riesco a firmarmi.

    Usagi

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  5. ci riprovo, non mi arrendo: la mia firma deve uscire!

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  6. Molto combattiva, Usagi!!! Mi piaci così ; )

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  7. infatti, non mi arrendo mai...

    Usagi.



    (vista la mia firma?) :-)

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