martedì 30 marzo 2010

Bagno turco

L’argomento non è tra i più aulici, ma non ci si può esimere dal ‘favellare’ su uno dei peggiori mali del secolo: i cessi alla turca.

Allora ditemi subito se erro nel prendermela con questi strumenti architettati dal diavolo. Se è così, la smetto eh. Ok, non è così, vado avanti. L’essere umano, per sua natura, è oggettivamente incompatibile con i cessi alla turca, in termini di bisogni solidi (più fine di così mette male). La variabile più importante da tenere in considerazione, in questi casi, è ‘l’angolo di tiro’.

Mi spiego meglio: entri in uno di questi bagni, caratteristicamente 3x2 metri, manco quadri; una terra senza leggi. Ti approcci all’atto, assumendo una posizione parallela al suolo con le gambe che assumono un’angolazione di 37°, rispetto alla rotazione terrestre in fasatura col meridiano di Greenwich. Dopo tre secondi in questa posizione, durante i quali l’input dal cervello è arrivato solo alla prima vertebra cervicale (di strada ce n’è ancora troppa), il livello di acido lattico nei tuoi quadricipiti ha assunto valori simili a quelli di un jamaicano all’ultimo metro di una 50 km di sci di fondo. Provi a sfruttare un effetto ventosa, incastrando le braccia nelle pareti laterali, assicurandoti le peggiori malattie e, se hai le mani spugnose, qualche numero di telefono di persone di facili costumi (questo solo negli autogrill, dove la percentuale di cessi alla turca è di 1:1).

I più fortunati arrivano in fondo a questa impresa titanica, in crisi di sali minerali, tanto da dovere ricorrere ad una scorta da due litri di gatorade, da tenere sempre in macchina per queste occasioni.

Quelli meno fortunati, beh, vi lascio intuire.

Quindi, tirando le somme, una persona si deve adoperare ad una preparazione fisica degna di un mezzofondista, non tanto per stare bene con se stesso o tirare giù qualche chilo, ma per mantenere un decoro morale in determinate scomode situazioni.

E poi, non stiamo a raccontarcela, la comodità di stare seduti in un momento così delicato, leggendosi un catalogo dell’ikea o cercando di superare il record di un miliardo di punti sul giochino del cellulare, non ha prezzo.

Ma un Referendum per abolire questa machiavellica pratica primitiva? Ci abbiamo messo meno ad eliminare le centrali nucleari, forse. Tanto, abbiamo votato da poco per ‘cagate’ non di maggiore importanza e che, sicuramente, non ci cambieranno la vita più di quanto lo farebbe una tazza del cesso nel posto e al momento giusto. Anzi.

domenica 14 marzo 2010

Il giorno del Pi greco

529620883_94a053e133_oFaticavo a trovare un senso a questa domenica, fino a quando ho scoperto che oggi è il giorno del Pi greco. Ebbene si, oggi 14 marzo (3.14, mica si fanno le cose per caso), in tutto il mondo, si festeggiano le mirabili opere del simpatico simbolo matematico. Visto che non ho di meglio da fare, e ciò dovrebbe farmi riflettere molto, mi sono chiesto il motivo per cui un onore di tale entità sia capitato proprio a Pi greco. Dal punto di vista fisico, diciamo che non c'è nulla che lo esalti particolarmente: il ricciolo in fondo ad una delle sue gambe, oltre a farlo apparire vintage, lo rende zoppo e instabile (da qui le 64 cifre decimali). In testa, invece, ha una frangia che lo avvicina al cantante dei Tokio Hotel. L'aspetto positivo è che l'88% delle persone che scrivono quotidianamente un Pi greco, preferiscono stilizzarlo a tre righe anonime, come se fosse il simbolo di un'area Camping. Quindi, cestinata l'ipotesi che la sua importanza sia dovuta all'aspetto estetico. Di sicuro avrà una sua utilità, se nelle nostre più o meno lunghe carriere scolastiche, ci siamo imbattuti più volte nella sua figura. In effetti mi è stato molto utile di recente, quando sono stato costretto a calcolare la circonferenza di una torta Sacher. Capite bene che, quando il prezzo di una torta aumenta all'aumentare della sua circonferenza, si inizia a diventare abbastanza precisi sulle misure e si capisce che gli anni, passati alle scuole medie, non erano poi così sprecati. Fatto sta che, davanti ad una lussuosa vetrina di una pasticceria storica viennese, mi sono messo a tirare giù conti astronomici, in cui Pi greco era sempre protagonista. Grazie ai miei rudimentali fondamenti geometrici, ho fatto un acquisto oculato (è poi un dettaglio il fatto di aver pagato la scatola della torta, più della torta stessa). Questo piccolo episodio deve far crescere nelle nostre coscienze la consapevolezza dell'importanza di Pi greco, nella vita di tutti i giorni, e quanto sia giustificato avere un giorno dedicato per celebrarlo.