mercoledì 28 aprile 2010

Antropologia spicciola

Ripassate mentalmente la melodia della canzone ‘Volevo un gatto nero’, di Zecchino d’Oro memoria, e sostituite il ritornello con queste parole:


 


“Volevo un figlio emo, emo, emo me l’hanno dato punkabbestia e io non gioco più…”


 


Tanto per dire, l’argomento che più stuzzica il mio ozio serale negli ultimi giorni è l’ereditarietà del genotipo ‘appartenere ad un fenomeno sociale, perché se non lo fai sei out e se lo fai ci stai dentro di brutto’.


Mi spiego meglio. C’è una relazione tra genitori, in termini di tipologia di educazione impartita, e figli, intesi come esseri appartenenti ad una casta sociale, vedi emo, punkabbestia, fashion victim e compagnia danzante?


Secondo il mio modesto parere, che vale sempre più di quello di un qualsiasi direttore di Riza Psicosomatica, la relazione esiste.


Prendiamo, per esempio, una coppia di genitori che occupano posizioni lavorative dirigenziali e che, di conseguenza, possono permettere di lasciare il compito di formare e soddisfare il fabbisogno affettivo del proprio figlio, osservato via skype una volta a settimana, ad una Colf venezuelana, pagata in Pina Colada.


Bene, tale ragazzo, non potrà fare a meno di ricadere nella casta dei punkabbestia: più precisamente quelli che si versano in testa una lega di miele e silicone, per farsi i rasta e che si comprano un cane di razza per poi tingergli il pelo di un colore tendente al ruggine, per farlo sembrare ‘malandato’, fino a quando due giorni prima mangiava branzino in crosta di sale.


D’altra parte, genitori più presenti e apprensivi possono dare sfogo alla voglia di un figlio di far parte della classe degli Emo, per manifestare l’angoscia della vita, manco fossero i figli di Baudelaire.


E anche in questo caso, inizia la metamorfosi della specie, partendo dalla crescita della frangia, di colore asfalto stradale prima gettata, proseguendo con un fine trucco corvino intorno agli occhi, degno di un panda, e concludendo con un abbigliamento che prevede almeno 3 chili di borchie.


Questi due esempi estremi, fanno capire come la scelta di appartenenza di classe di un adolescente vada in opposizione ai valori familiari indotti.


Non segue questa linea l’ultima casistica presa in considerazione, ovvero quella dei ‘Fashion victim’.


Avete presente quelle mamme che vestono i loro figli di due mesi, che si afflosciano sulla loro ancora spugnosa spina dorsale come i pupazzi gonfiabili all’ingresso delle fiere, con una polo di Fred Perry e un pantalone zebrato di Cavalli? Ecco, quegli stessi figli, a dieci anni, non usciranno di case se non abbigliati con almeno 1200 euro di griffe addosso.


 


In conclusione, i genitori devono tenere presente che, in qualsiasi modo educhino i propri figli, non potranno evitare loro di diventare, si spera temporaneamente, dei disadattati sociali.

venerdì 16 aprile 2010

Evviva il Treddì

Ogni persona, chi più chi meno, riserva nel proprio know-how (volevo piazzare questo termine da qualche parte), un oggetto da 'shopping convulsivo': chi si compra 800 paia di scarpe, per trattarle come figlie dando loro anche una paghetta settimanale, chi, invece, colleziona monete etrusche, che non si possono manco riutilizzare per rubare un carrello dell'ipercoop. Insomma, ognuno di noi ha una croce che va a depennare il 70% del proprio stipendio. A me piacciono i televisori. Per giustificare l'acquisto di uno schermo nuovo, di dimensioni apocalittiche, mi sono dovuto comprare casa.

Fatto sta che mi sono messo a cercare il modello perfetto, valutando anche i televisori di ultimissima generazione 3D Ready. Già mi immaginavo nel mio salotto di 5 metri quadri, illuminati da uno schermo da 80 pollici, irradiante 'La prova del cuoco' in 3D.

Il mio entusiasmo è scemato pochi minuti fa quando ho scoperto questo www.samsung.com/au/tv/warning.html



Praticamente per godere l'ottimale visione di un produzione tridimensionale su Tv di ultima generazione non devi:

-essere un bambino

-essere un vecchio

-essere incinta

-essere ubriaco

-soffrire di mal di testa

-essere stanco



Inoltre il televisore non deve essere posizionato vicino a balconi o finestre, perchè, dopo aver visto 3 minuti di Annozero in 3d (ma anche versione classica), potresti avere giramenti di testa tali, da catapultarti in strada dal quinto piano.

Quindi, ricapitolando, vendi la prostata per pagare cinquemila euro di televisore che, per salvaguardare la tua e l'altrui salute, deve rimanere spento, a meno che tu non sia un uomo di mezza età, solo, astemio e mai stanco.

A questo punto sono curioso di conoscere gli argomenti che sfrutteranno i geni del marketing, per invogliare all'acquisto: "Vuoi smettere di bere? Molla gli alcolisti anonimi e comprati un televisore 3D!"; "Vuoi tenere lontani i tuoi figli, la moglie gravida e i suoceri, durante la finale di Champions? Compra un televisore 3D!".

Temo che sarà un successo.

giovedì 8 aprile 2010

Qaly

Quando sento parlare di Economia, inizio a sentirmi a disagio. Non sono molto ferrato sull’argomento, tanto che quando mi hanno consigliato di sfruttare i Bot, sono andato da Trony ed ho comprato un robot da cucina, utilizzato solo per miscelare maionese e ketchup per creare una salsa rosa da far invidia a quella della Lidl.

In realtà, un argomento, inerente all’economia sanitaria, per cui provo interesse è rappresentato dal concetto di QALY.

In ogni scuola Radio Elettra che si rispetti (ovvero nessuna), viene spiegato che il Qaly è l’unità di misura che combina la qualità della vita con la durata della stessa. Se assume un valore pari a zero, vuol dire che sei giunto in un posto migliore. Se ottieni un valore negativo, stai guardando un programma di Enrico Papi.

Una delle molteplici variabili, che vanno ad influenzare questa grandezza, è il proprio reddito.

Le persone, che godono di buone entrate economiche, possono garantirsi agi, che vanno a contribuire favorevolmente sulla qualità della vita che conducono. Se, però, il livello di ricchezza supera una determinata soglia, si rischia che gli agi sopracitati diventino vizi, come alcool, droghe, transessuali.

Ogni riferimento a Lapo Elkann è puramente casuale.

Perché a volte un moderato uso di alcool o droghe leggere (i trans direi di no), può portare ad un aumento provvisorio del proprio Qaly, che va a scendere nuovamente una volta terminato l’effetto.

Praticamente è come quando ti ferma la polizia, togliendoti 12 punti, dopo che hai festeggiato a suon di negroni (il cocktail, per intenderci) l’aumento di 2 punti sulla patente, per lo scalo di anzianità.

Un'altra variabile da tenere presente è l’istruzione: avendo una cultura medio-alta ci si può garantire una auto-diagnosi preventiva, che salvaguarda la nostra salute.

Chi, per esempio, pensa che il pancreas sia una particolare tipologia del plumcake del Mulino Bianco, non avrà vita facilissima. Ma d’altra parte, anche chi conosce il nome di tutte le 206 ossa umane, sarà più incline ad auto-diagnosticarsi una malattia laddove, realmente, non c’è, cadendo nella più banale ipocondria.

Ultimamente, alcuni studi hanno portato alla luce la possibilità di portare l’aspettativa di vita sopra la soglia dei 120 anni. La domanda da farsi è la seguente: con quale qualità di vita?

No, perché se devo arrivare a quell’età con le funzioni vitali di un muro in cartongesso, potrei anche telefonare a Lapo per farmi dare due dritte per l’immediato futuro.