sabato 24 ottobre 2009

Tom tom? No prostitute.

E’ una grande invenzione il navigatore satellitare, grandissima veramente. Peccato che, nei momenti di vero bisogno, non funziona mai.

Se lo setto per arrivare a Roma in autostrada, il navigatore è un fenomeno, mi indica tutte le direzioni in modo preciso e con una voce sensuale, anche se mi basterebbe guardare i cartelli, per arrivare a destinazione.

Nel momento in cui mi trovo in un posto dimenticato da Dio, di notte, in mezzo alla nebbia, affamato e stanco, non va.

Vuoi che i satelliti non siano raggiungibili (sempre là sono, non è che si nascondono dietro Plutone), vuoi che l’unica via che ti serve, non ci sia (anche perché ho fatto l’ultimo aggiornamento delle mappe, quando Antonio Conte non aveva ancora i capelli di Cesare Ragazzi), insomma niente da fare.

La prima azione da eseguire è quella di tirare fuori una cartina… e girarti una sigaretta per stemperare la tensione.

Poi ci si ricorda l’utilità della presenza degli altri esseri umani sulla Terra: sono dotati di parola e, chi più chi meno, di memoria topografica.

L’altro giorno mi trovavo nel casertano, in quel di Marcianise, era tardi, buio e dopo aver girato mezzora intorno ad una rotonda, in cerca dell’albergo, preso dalla nausea della forza centrifuga, ho accostato la macchina sul ciglio della strada per riordinare le idee.

Come detto era un luogo molto buio, illuminato solo da alcuni bidoni da cui uscivano fiamme, ma non collegavo il motivo di ciò.

Mentre smanetto sul navigatore per trovare una via di fuga, mi sento bussare al finestrino e vedo una signorina distinta (avrà avuto 87 anni e aveva la faccia di Muntari) che mi fa alcuni gesti inequivocabili. Tiro giù il finestrino:


 - Sa indicarmi dov’è il **** Hotel?

- Scinquanta euri l’ammmmmore bello.

- …. L’hotel?

- In hotel sono 70 euri bello?

- Apprezzo il suo animo commerciale, ma ho smesso. Sa indicarmi la direzione giusta per l’hotel?

- Gira la tua testa a destra bello e c’è il cancello dell’entrata bello.

- Ah. Buon lavoro.


 Ok ero stanco e non avevo visto che avevo accostato proprio nei pressi dell’entrata dell’albergo, ma il punto non è questo.

Quando la tecnologia viene a mancare, ricordiamoci che l’essere umano (anche se ha il viso di Muntari e ti chiede soldi per prestazioni sessuali) è pronto ad aiutarti.

venerdì 16 ottobre 2009

Questione di Pattern

Ho compreso che scrivere l’intreccio di un telefilm di successo è una cavolata.


Infatti l’intreccio non esiste. E’ solo questione di trovare un pattern (modello, schema fisso), intorno al quale far girare un generatore random di stereotipi.


Prendiamo la serie House MD; il pattern, di ogni singola puntata, è cronologicamente composto:


     



        Qualcuno sviene, perdendo liquidi corporei da qualche orifizio.


       Ricovero nell’ospedale del Dottor House, anche se lo svenimento è avvenuto in Nepal.


         Impasticcamento del Dottor House.


       Elaborazione ipotesi malattia, senza escludere mai il ‘Lupus’ .


      Perquisizione dell’abitazione del paziente, manco fosse CSI


        Svolgimento di esami clinici, che peggiorano sempre lo stato del paziente.


     Impasticcamento del Dottor House


     Soluzione del caso con una diagnosi che va a coinvolgere l’unico organo non preso in considerazione,  fino ad allora.


 


Ora basta aggiungere un contorno casuale a questi punti fissi.


Per esempio, la perdita di coscienza di un tronista della De Filippi mentre prova a mettere un complemento oggetto nelle sue affermazioni.


Ed ecco che, in pochi minuti, si è costruita una puntata di un serial Tv.


 

lunedì 12 ottobre 2009

Do ut des

E’ arrivato il momento di farsi un esame di coscienza. Quante volte avete ricevuto qualcosa, dopo esservi piegati al volere altrui? E, viceversa, quante volte avete ricattato una persona per concederle un favore?

Tranquilli, non dovete scusarvi o sentirvi in colpa, è una semplice attività cerebrale che risiede in un ambito inconscio.

L’essere umano è fondamentalmente materialista e volto a raggiungere obiettivi: se così non fosse, saremmo ancora a sguazzare nel brodo primordiale.

Il problema consiste nel fatto che la situazione sta degenerando.

Non sto parlando di azioni routinarie come ricattare la mafia cinese, offrendo Emilio Fede per avere una qualità migliore di involtini primavera, oppure donare il sangue per elemosinare la colazione gratis e non andare a lavoro, sentendosi pure altruista (nonostante si abbia il colesterolo a 230).

Tutto ciò va benissimo, per carità, avercene. Sono altre le cose di cui preoccuparsi.

Ho avuto modo di passare un paio d’ore in un Outlet, vedendo scene di panico e isteria che manco l’11 settembre nella sede di Studio Aperto, quando uscì il calendario di Luisa Corna.

La maggior parte dei visitatori giunge in questo luogo di perdizione in coppia. Se sono di sesso opposto, l’uomo, non visibile in volto per la camminata ricurva da primate, si distingue per la mole di borse che è costretto a portare. A confronto, i facchini degli hotel 8 stelle di Dubai sono dei privilegiati.

L’uomo può liberarsi di questo fardello (non sto parlando della compagna), solo quando deve strisciare la carta per l’acquisto successivo; ogni sgarro viene punito con un giro aggiuntivo del trittico Prada-Louis Vitton- Bulgari.

Ma l’essere maschile, che conosce la letteratura latina come Luca Giurato i congiuntivi, è conscio che il suo sacrificio sarà ripagato dalla compagna, a fine giornata.

La domanda sorge spontanea: ne vale la pena? Alla fine nel bilancio Costi/Benefici, una escort sarebbe più vantaggiosa. Tanto è sempre questione di “Do ut Des”.

 

venerdì 9 ottobre 2009

Le responsabilità rendono l’uomo instabile

Volenti o nolenti, arrivano momenti, nel ∆t della vita, in cui bisogna farsi carico di determinate responsabilità. Questo evento, nel bene o nel male, va ad intaccare l’attività cerebrale umana.

E’ limitativo ridurre la casistica al campo del lavoro, però mi è utile per rendere l’idea.

Di seguito riporterò atteggiamenti comportamentali di un soggetto, gravato di numerose responsabilità lavorative.

 

Ore 9:00, al bar.

 

Barista: Dottore, glielo macchio questo caffè?

Dottore (sovrappensiero) : Pretendo la relazione, entro sera, devo fatturare a fine meseeeee!!!

Barista: Lo prendo per un no.

Dottore: Bene.

Autostima: +3

 

Ore 10:30, riunione col cliente.

 

Cliente: Dottore, tutto bene? La sua fronte si sta ‘perlando’.

Dottore: Bene, grazie. Il bagno più vicino?

 

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La psicosomatica va ad agire sempre sull’intestino (caffè + tensione = cagotto).

Mai chiedere al cliente il bagno più vicino, te ne indicherà uno troppo vicino.

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Appena seduto in bagno a espletare le pratiche, il telefono del Dottore fa il polling automatico al server e inizia a scaricare 35 mail, con suoni vari.

Il Cliente chiama gli artificieri, pensando al peggio. L’affare salta.

Autostima: +2

 

Ore 14, in ufficio.

 

Il Dottore rientra in ufficio per sbrigare la burocrazia telematica. Dopo trenta minuti ha risposto a 3 mail su 82. Appaiono i primi segni di herpes simplex sul labbro superiore.

Alle 16, il Dottore riceve la cazziata dal Dottore Capo per l’affare saltato. La palpebra sinistra inizia a sbattere in modo incontrollato.

Autostima: +1

 

Ore 18, in macchina.

 

Il Dottore riceve la chiamata del Cliente mattutino, che sotto mossa di ricucitura del Dottore Capo, fissa un secondo incontro.

Autostima: +4

 

 

Conclusione:

Fermo restando che bisogna sostenere le proprie responsabilità, si può tradurre il tutto in una questione di numeri. Il ‘circuito della ricompensa’ (sistema virtuale attraverso cui il soggetto si auto-premia o si auto-bastona) di ogni essere umano deve chiudere la giornata in attivo. Basterà attribuire un coefficiente +3 per ogni azione positiva e un coefficiente -1 per ciascuna negativa, così da rendere più difficoltosa la chiusura in negativo.

Ci sono cervelli che hanno la capacità di alimentare positivamente il proprio circuito, anche con azioni negative. Il massimo rappresentante di questa categoria, attualmente, sta riprendendo in mano le carte dei suoi processi.

 

NB: Leggere questo post tre volte al giorno dopo i pasti, per un mese circa. In seguito ridurre le dosi non drasticamente.

martedì 6 ottobre 2009

Il post su Berlusconi

Girovagando per vari blog, ho notato che, nella maggior parte di essi, non manca un post su Berlusconi. Una mia particolare statistica dimostra che, l'interesse veritiero sulle faccende del Premier si avvicini asintotticamente allo zero. Quindi cosa spinge il blogger medio a trattare l'argomento?


a) La rabbia indotta. 


Es: ricevo la cazziata dal mio capo, non posso prendere a badilate il cliente, scrivo un post pieno di odio su Berlusconi.


b) Il moralismo fine a se stesso.


Es: sei conscio di vivere secondo le regole della società e te la prendi sempre in quel posto, ma non sei capace ad iniziare a fregare il prossimo. Associ al sentimento di frustrazione, il viso di Silvio e scrivi un post.


c) La desolazione. 


Es: I visitatori del mio blog aumentano solo perchè faccio il refresh della pagina. So che l'argomento Berlusconi coinvolge i casi a) e b), quindi potenziali visitatori.


d) Disprezzo e basta. 


Es: Lo odi e basta.


 


 


 

domenica 4 ottobre 2009

Core de sta cittàààà

Pensavo che Antonello Venditti fosse estremamente fazioso nel millantare le doti della Capitale, in maniera così ostinata. Gli scriverò una lettera di scuse. Erano ormai dieci anni che non tornavo a Roma, dai tempi del liceo, in cui, invece che respirare l'atmosfera della città, cercavo di tenere a bada in modo pessimo gli ormoni scalpitanti (non che ora ci sia molta differenza).

Al di là di tutto, mi è bastata una passeggiata verso l'imbrunire, lungo il Tevere, nei pressi di Castel S.Angelo, per ricevere una cospicua dose di serotinina, alquanto rara e per questo gradita.

Questa atmosfera incantevole mi fece dimenticare ben presto un episodio negativo : rimbalzato all'entrata di S.Pietro.

Avete capito bene, non ho scritto Baia Imperiale nè Billionaire, ma S.Pietro.

Stranamente ero anche vestito bene: indossavo una giacca color grigio fumo di Londra, che mi dava molta importanza, almeno mi piaceva crederlo. Mi sono presentato alla perquisizione (si per dire una preghiera a S.Pietro ti devono ravanare nelle tasche) e dopo una mezzoretta di 'togli-metti' per non fare suonare il metal detector, sono passato al livello successivo: 2 km di percorso forzato da transenne, più contorto del circuito cittadino di Valencia (i miei rispetti a Luca Badoer, ndR). Arrivo così all'entrata principale, affaticato, verso le 18:55 (prima ho lavorato, mica vado a Roma a divertitmi eh) e vengo gentilmente invitato a proseguire verso l'uscita, in quanto la basilica stava chiudendo.

L'evento ha fatto collassare alcune delle mie sinapsi, poco male ne ho altre.

Un'altra cosa che ho notato con piacere è la gente: togliendo i turisti, i preti, le suore, i cani, i gatti e i taxi, a Roma ci sono anche i romani.

Prima di adorarli, ho dovuto comprenderli e giustappunto un episodio è venuto in mio aiuto. Entro in un ristorante con piccolo dehor e inizia questa scena:



Cameriere: Dottò (per i romani, tutta la gente ha questo titolo, anche i bambini) preferisce dentro o fori?

Io: Dove c'è più fresco? (involonario assist perfetto)

Cameriere: Aspè che chiamo Regina Coeli (carcere di Roma, ndr)!

Io: ...



.....

.....



Io: Va bene dentro, grazie.



Durante tutta la cena, ho pensato a cosa avrei potuto rispondere, ma l'arte del 'perculamento' va servita calda e quindi la devo affinare. Avrò tempi e modi di farlo.