lunedì 22 novembre 2010

Agorafobia portami via


Quando una persona ha la sfiga di essere afflitta da una delle tante nevròsi, che la mente umana è in grado di partorire, si aprono due scenari possibili: o la persona in questione inizia a parlarne, oppure prova a risolverla. La prima casistica prevede l'atto di favellare delle proprie sventure, comodamenti sdraiati su un divano di pelle di canguro, con alle spalle un signore di mezza età, in costante stato di dormiveglia, stlie marmotta il 13 Dicembre. D'altra parte c'è la strada più difficile da percorrere, ovvero quella di sbattere la testa nelle proprie seghe mentali per cercare di sconfiggere questo autoerotismo svantaggioso (non avrei mai pensato, in vita mia, di potere accostare le ultime due parole).

In apertura di questa nuova eccitante sezione del blog, oggi parleremo di Agoràfobia, ovvero il timore di presenziare in luoghi pubblici affollati.

Una possibilità, per risolvere questa problematica da non sottovalutrare, consiste nel recarsi in discoteca. Proprio così, niente terapisti, agopuntura, tisane al guaranà, libri di Moccia: basta armarsi di 15 euro, una giacca di Zara e un cappello stile Jonathan del Grande Fratello, per non dare troppo nell'occhio in caso di attacco di panico. Conciàti in questo modo, ci si reca alla più vicina discoteca, la più affollata possibile; la balera delle feste dell'Unità non è nel range di sovraffollamento minimo, previsto da questo percorso terapeutico.

La prima difficoltà da affrontare sta nella coda all'ingresso: decine di giovani sovraeccitati si sfregano su di te, per passarti davanti, scatenando un principio di iperidrosi; in questa evenienza, posa le tue dolci spugnette, disegnate a forma di mano, sulle spalle di costoro, indicandando loro la fantomatica presenza di David Guetta, e passate davanti (autoconvinzione +10, totale -90).

Una volta arrivati al guardaroba, ricorda di infilare guanti, sciarpe, berretti nelle maniche del cappotto, sempre se all'uscita vuoi mantenere un equilibrio intestinale. Molto bene, siamo dentro e non ti muovi; provi a contrastare un flusso, che manco un salmone del Quebec saprebbe affrontare, ma sei sempre lì nel punto di partenza, solitamente nei pressi della latrina, dove la gente vuota le proprie visceri. In questa precisa situazione, inizia a mancarti il respiro, devi agire in fretta: ti devi girare nella direzione perpendicolare al bancone del bar e sussurrare alla persona di sesso opposto più vicina a te la seguente frase: 'Sei la ragazza/o più carina/o del locale, peccato questa mia piccola indisposizione, chiamata sifilide'. Tempo 30 secondi e ti si apre un varco della larghezza di una corsia autostradale, illuminata da led di varie colorazioni, che ti porta direttamente al bancone: ordini una coca-cola (che fingerai essere un cuba libre e pagherai in monete da 5 cent, per guadagnare tempo) e respiri profondo per 5 minuti (autoconvinzione + 50, totale -40). Dalla visuale del Bar puoi carpire le zone a maggiore densità, ovvero dove ballano le fighe; dalla parte opposta ci sono gruppetti di nerd vari: recati in mezzo a loro ed avrai spazio di movimento, nonchè possibilità di eccellere rispetto alla media di questa zona della pista (autoconvinzione +30, totale -10). Col passare del tempo, la gente inizia a diradarsi perchè una buona percentuale sta limonando e quindi tiene meno spazio; gli altri stanno vomitando nella latrina, precedentemente citata. il peggio è passato e addirittura puoi tentare di alzare le braccia nel tentativo di ballare (autoconvinzione +10, totale 0). Ora puoi recarti, con disinvoltura, al guardaroba, riprenderti i tuoi abiti e dire tra te e te: 'In effetti a casa si sta meglio, però, la prossima volta, un limonino ce lo potrei anche buttare'.



Per un corretto percorso terapeutico, è necessario consumare questa procedura per una volta a settimana, per la durata di un mese, ripetibile, scaribile dal Sistema sanitario nazionale.


5 commenti:

  1. una volta mi è capitato, per un breve periodo di tempo, di provare senso di svenimento quando mi trovavo nei luoghi affollati.

    ho chiesto al dottore se era normale la cosa e lui mi ha detto: "portati dietro un sacchetto di carta, quando pensi di svenire, soffiaci dentro".

    Mi sono immaginata mentre soffiavo dentro il sacchetto con tutta la gente intorno che mi guardava con aria interrogativa e da quella volta, non ho più avuto senso di svenimento! 


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  2. Infatti noi non crediamo che esista l'autoerotismo svantaggioso.

    "Noi" sottointende personalità multiple, per una volta in sintonia su di un argomento.

    Non capita spessissimo eh.

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  3. @Usagi: Girare col sacchetto di carta, mi ricorda molto i barboni alcolizzati :D

    Magari funziona!



    @Emix: Direi che il pluralia maiestatis, da te utilizzato, è pù che mai azzeccato su questo argomento

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  4. Mah... Io sono stata agorafobica in certi momenti della mia vita, ma sono anche stata claustrofobica e aracnofobica e attualmente sono ancora un po' chamainofobica,sesquipedalofobica (che è un controsenso già di per sè), politicofobica, latrofobica, chorofobica e da quando ti conosco (perchè mi sta a cuore il tuo benessere) sono anche meningitofobica.



    Ps: Usagi, se nel sacchetto ci metti della colla funziona ancora meglio.

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  5. Vaniglia, la tua ipocondria rasenta quella di Cecchi Paone, in un bordello di Riga. Ti sono vicino. :D

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