Bisogna pur ricominciare da qualche parte, e per farlo serve una leva. Quella a cui in molti si stanno aggrappando è la nefandezza del 2020. Perché noi umani siamo soliti contare i giri della Terra intorno al Sole, solo per stappare una bottiglia da pochi euro in dirittura d'arrivo e per godere di un termine di confronto, oltre che all'oroscopo di Paolo Fox.
Di solito funziona così: si arriva a fine Gennaio - lamentandosi di quanto sia lungo Gennaio - con un bilancio positivo, anche se ti hanno clonato la carta di credito investendo i tuoi risparmi in Lindor (come dar loro torto). Poi subentra la fase introspettiva, dove si inizia a nutrire il sospetto che l'anno precedente non sia stato poi così male. E così, anche questa volta, ci ritroveremo a Marzo a rimpiangere le giornate sul divano in Smart Working, una mail ogni tre puntate di una serie Netflix. Da Aprile a Giugno dovremo riaprire i battenti alle gite fuori porta, le camminate, i barbecue e, soprattutto, a tutti quei messaggi non inviati del "Ci penso", quando sai già che non andrai perché hai scoperto che l'asocialità è il nuovo status quo. In questi mesi ci mancherà anche il giro colore delle Regioni, perché nessuno ha mai pensato quanto le nostre menti si siano evolute nel calcolare le innumerevoli variabili di quando si sarebbe potuto scendere a pisciare il gatto di peluche.
L'estate, beh l'estate non si tocca. Hai accumulato serialmente voucher vacanze e hai un arretrato di due anni. Perché l'anno scorso - dai che qui non ci legge nessuno - non hai assolutamente sbracato andando a gozzovigliare - mascherina al gomito - a destra e a manca, gridando "Lockdown a chi?". Tre settimane di ferie filate ti faranno cadere nella solita depressione, che farà pensare: ma come sono stato bene l'anno scorso che ho gozzovigl.. ehm lavorato tutto Agosto senza alcuna ricaduta sul mio stato d'animo. Il resto lo compirà il cambio dell'ora - sì siamo sempre quelli della Terra che gira su se stessa e intorno a cose -, il costo delle castagne, i ponti che non cadono mai bene - tranne quelli che non dovrebbero cadere mai - e i preparativi per il nuovo Capodanno.
Un unico e nuovo leitmotiv ci accompagnerà quest'anno. Debbo (lo scriverei con l'"h" per dare più enfasi), però, ringraziare quanto ci ha accompagnato la scorsa stagione: lo schiaffo del Papa, il modo di indossare le mascherine di Fontana, il fatto che non si possano fare selfie abbracciando persone (ah no?), le autocertificazioni con amabili motivazioni che manco Asimov, le visite parenti, da sempre serpenti ma per necessità koala, la didattica a distanza in pigiama e i genitori che non mettevano in muto prima di tirare le bestemmie, la mancanza di sport - e degli spettatori - che ci ha costretto ad aprire i libri, i litigi sui Social Network, perché homo homini lupus e, caro Hobbes, non avevi visto proprio un cazzo.
Dicevo del nostro nuovo leitmotiv, che già tambureggia da qualche giorno: vaccinosì-vaccinono. Pur sembrando un testo di Elio e le Storie Tese, gli aspiranti scienziati, che attualmente ricoprono le cariche di "tutto cosa sia più lontano dall'essere uno scienziato-ricercatore in ambito vaccinale", la fanno da padrone. E così le tesi più disparate stanno dilagando, da "Io mi fido di Pfizer, ha già dato risultati importanti - sorrisino sotto i baffi", a "Ma va la, molto meglio Moderna, perché mi suona più moderno", fino a "Io non mi fido di quelli che agiscono sul RNA, perché la zizzona di Battipaglia mi causa flatulenza".
Il periodo di vaccinazione sarà lungo, ma ahimè ancor più lungo il tempo di estinzione degli analfabeti funzionali la cui evoluzione è al picco massimo - si spera - in attesa di un ciclico ritorno al primate Lucy, sempre presente in tutti i Sussidiari che si rispettino.
Naturalmente tutte le mancanze citate rispetto all'anno scorso verranno disattese, grazie all'ignoranza di cui sopra, ma è usanza prefissarsi dei buoni propositi, utili poi per l'autoflagellazione dell'anno successivo.
E che gli Hunger Games abbiano inizio, ehm... Buon anno a tutti.